SU CARRASEGARE OSINCU
IL CARNEVALE BOSANO
https://www.youtube.com/watch?v=sTgrKy8otrA
Il Carnevale in Sardegna è profondamente radicato nell'animo dei suoi abitanti. Questa consuetudine, strettamente legata agli antichissimi rituali dionisiaci di origine cretese-micenea è di solito tramandata oralmente e varia di paese in paese pur mantenendo un fondo comune presente anche in altre culture mediterranee. I riti collegati ai culti dionisiaci, proprio durante il Carnevale, vengono spesso ricordati e ripetuti in maniera inconsapevole. Le caratteristiche che accomunano quasi tutti i Carnevali sardi sono: la predominanza del colore del lutto, presente nel trucco, nelle maschere e nei costumi di colore nero; i sacrifici che ricreano la passione di Dioniso, attraverso il rogo di un fantoccio che in antichità sostituiva all'ultimo momento una vittima umana; gli strumenti dal forte significato simbolico sia agricolo che sessuale.
L'antropologa Dolores Turchi ha analizzato la definizione di Carrasecare, che è data dall'unione dei termini carro e secare e ha il significato di "tagliare la carne". La parola carre, a differenza di petza, indica la carne viva e rievoca in maniera evidente il rito durante il quale venivano fatti a pezzi dei capretti o torelli in onore di Dioniso sbranato dai Titani. Il Carnevale in tutta l'Isola ha inizio il 17 Gennaio, in occasione della festa di Sant'Antonio, e ha il suo culmine il Martedì Grasso e i giorni immediatamente precedenti. A Bosa è una festa informale e spontanea che, coinvolgendo la comunità, stravolge ogni regola e annulla le distinzioni sociali. Per alcuni giorni si verifica un rovesciamento della realtà e dei ruoli che porta le persone a comportarsi in maniera più libera, sia per quanto riguarda il linguaggio sia il comportamento. Proprio questa temporanea libertà dà la facoltà di deridere le istituzioni religiose e politiche: cosa impensabile in un altro periodo dell'anno. Il Carnevale effettivo inizia il cosiddetto Gioggia Laldaggiolu ovvero il giovedì precedente a Giovedì Grasso. In passato per questa occasione si riunivano gruppi composti prevalentemente da uomini che andavano di casa in casa eseguendo canzoni satiriche e chiedendo in cambio del cibo. Non ci si mascherava in maniera particolare ma era sufficiente indossare una giacca al rovescio, annerirsi il viso con della fuliggine e disegnare sulla fronte una croce rossa. Uno degli strumenti tipici del periodo carnevalesco è sa serraggia: una lunga canna alle cui estremità viene attaccata una vescica di maiale rigonfia sulla quale si appoggia una corda di metallo che passa da un'estremità all'altra della canna. Essa viene fatta vibrare con lo strofinamento di un archetto di legno che ha tesa una sottile corda di crine. Il martedì grasso si riversano in strada sas attittadoras (le prefiche), le donne vestite a lutto che urlano riproponendo una sorta di pantomima del lamento funebre. Il travestimento non si basa su modelli predefiniti: si indossano vestiti vecchi che devono essere però rigorosamente neri. Anche il comportamento, pur seguendo una base prestabilita, è del tutto spontaneo e frutto della fantasia delle persone. Durante S'Attittidu si assiste ad un rovesciamento del comportamento abituale che si attua attraverso l'uso di un linguaggio e di una gestualità che risulterebbero oscene in qualsiasi altro contesto. Tra urla e pianti si fa partecipe il pubblico, con ricchezza di particolari, di fatti che è invece abitudine non mettere in piazza. Sas attittadoras si riversano per le strade portando con sé sos pitzinnos, bambole e pupazzi o pezzi di essi, attirando l'attenzione dei passanti e chiedendo, con chiare allusioni sessuali, alle donne non mascherate un po' di latte per poterli sfamare. In assenza di bambole le maschere tengono fra le braccia animali o oggetti di vario genere, fasciati come neonati. Verso sera le maschere in nero scompaiono e vengono sostituite da quelle vestite di bianco. Anche in questo caso la maschera è molto semplice e affidata alla fantasia delle persone: per partecipare a Giolzi basta anche solo un lenzuolo e una federa. Le maschere vanno alla ricerca di Giolzi correndo liberamente per le strade e portando con sé dei lumi. Nella piazza viene acceso un grande fuoco nel quale brucerà il fantoccio segnando la fine del Carnevale bosano.